Cresce la voglia di fare impresa nelle giovani generazioni. Dove il lavoro non c’è, lo si crea.
Questa la fotografia di un Mezzogiorno attivo, dove le difficoltà a trovare un posto di lavoro spingono soprattutto gli under 35 a crearsene uno da soli.
Dall’inventiva degli under 35, sono nate ben 90mila imprese (il 31% del totale delle nuove attività nate in Italia).
A confermarlo i dati presentati da Unioncamere-Infocamere nell’indagine Movimprese dove si segnala il forte contributo dato in molte regioni meridionali da chi è nato dopo il 1981.
A livello nazionale comunque, tutte le regioni fanno segnare un saldo positivo di imprese. Tra i settori, quelli più dinamici tra aprile e giugno sono stati: servizi alle imprese (+8.153 unità nel trimestre), commercio (+6.872) e turismo (+5.659).
A seguire l’agricoltura (+4.394), le costruzioni (+3.331) e le attività manifatturiere (+1.335).
Nota positiva, infine, per le imprese artigiane che continuano a migliorare – pur se lievemente – il proprio saldo trimestrale per il quarto anno consecutivo (+3.166 nel 2017).
A differenza del totale delle imprese, per il comparto artigiano questo è il quarto anno consecutivo (dopo il ‘record’ del 2013, in cui il saldo sconfinò per la prima volta in campo negativo) in cui il trimestre primaverile si chiude in positivo e, soprattutto, in progressione rispetto a quello dell’anno precedente.
Sull’altra faccia della medaglia, tuttavia, va detto che anche per gli artigiani il risultato è frutto di una forte e continua contrazione della vitalità del sistema: sia le iscrizioni (22.104) sia le cessazioni (18.938) del secondo trimestre 2017 rappresentano il ‘minimo storico’ degli ultimi otto anni.
Poco meno del 40% di tutto il saldo del secondo trimestre dell’anno è localizzato nelle regioni del Mezzogiorno. Stessa quota (il 23% circa) è appannaggio delle due circoscrizioni del Nord-Ovest e del Centro, mentre il restante 15% è al Nord-Est.
Il trimestre primaverile evidenzia come a dare il contributo più consistente alla crescita della base imprenditoriale siano stati i settori dei servizi alle imprese (+8.153) e del commercio (+6.872).
Per quanto riguarda invece il mondo delle startup, a fine giugno 2017 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 7.394, in aumento di 514 unità rispetto alla fine di marzo (+7,5%).
Le startup rappresentano lo 0,5% delle 1,6 milioni di società di capitali attive in Italia. Nella distribuzione per settori di attività, il 70,6% fornisce servizi alle imprese, il 19,6% opera nei settori dell’industria in senso stretto, mentre il 4% opera nel commercio.
In valore assoluto la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup innovative: 1.694, pari al 22,9% del totale nazionale.
Rimanendo all’interno del mondo delle startup, uscendo però dai confini nazionali, stiamo assistendo ad importanti evoluzioni.
Il Portogallo, fra tutti, sta segnando un grande traguardo, provando a conquistare il titolo di capitale europea dell’innovazione. A Lisbona, infatti, sorgerà nel 2018 Hub Creativo do Beato, il più grande incubatore di startup e spazio di creatività del mondo. Centomila metri quadrati a disposizione, contro i 35mila di StationF a Parigi, inaugurato lo scorso giugno.
La struttura sarà dedicata a quattro diversi settori: imprenditoria; industrie creative, innovazione e conoscenza e, infine, startup, scaleup e global company della tecnologia.
A fare la differenza, rispetto alle concorrenti, sarà la creatività.
Le idee, grazie alle startup, possono trasformarsi in innovazione concreta. Innovazione, però, non significa soltanto fare qualcosa di nuovo in assoluto. Anzi spesso si tratta di fare meglio qualcosa che già esiste, magari usando una nuova tecnologia oppure una nuova logica produttiva o rendere un processo più efficiente, o più qualitativo. Il tutto tendendo un orecchio verso quello che succede nel mondo attorno a noi.
Citando Jonathan Ive, vice presidente di Apple, “It’s very easy to be different, but very difficult to be better” (E’ molto facile essere diversi, ma molto più difficile essere i migliori).